Orientoccidente 2010
ORIENTOCCIDENTE 2010
IL MURO DENTRO. E IL VIAGGIO.
“Il viaggio non finisce mai.
Solo i viaggiatori finiscono.
E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.
Bisogna ricominciare il viaggio, sempre.”
José Saramago
“La paura alza i muri” è scritto su una casa di Gerusalemme.
Il mondo è ancora pieno di muri.
Recinti eretti contro ispanici, palestinesi, rom, sahariani e africani tutti. Barriere e frontiere. Tangibili e mentali.
Il “mondo della libertà” innalza cancelli invalicabili ovunque.
Ma ancora più pericolosi sono i muri interiori costruiti contro i diversi, contro gli altri, i muri che emarginano il disagio.
Il muro dell’incomunicabilità nell’epoca della comunicazione totale.
Le tracce che caratterizzano il sesto giro d’orizzonte di Orientoccidente cercano il filo sottile dove alberga il diritto umano a scavalcarle e distruggerle, le barriere. A liberarsi.
Chi ci salverà? La memoria e un viaggio che non deve fermarsi mai.
La parola e la narrazione. Forse la musica.
Il poeta tedesco Hans Magnus Enzensberger (noto anche per essere curiosamente citato in “Caro Diario” di Nanni Moretti come modello di intellettuale che rifiuta di assoggettarsi al mezzo televisivo) ebbe a scrivere: “Quanto più un paese costruisce barriere per ‘difendere i propri valori’, tanto meno valori avrà da difendere”.
ALABASTRO EUFORICO
Il prologo del Festival è affidato a una nostra produzione speciale: un progetto già presentato in anteprima all’Auditorium di Terranuova che avrà nuovi ospiti come l’organettista Raffaele Pinelli e il gruppo di percussioni Quartiere Tamburi (con Riccardo Chiti, timpano, Iago Bruchi, rullante e percussioni,
Alessandro Gangitano, timpano, Sebastiano Greppi, timpano e movimenti). Una variegata mescolanza di musicisti fuori da facili etichette: classici, folk, minimalisti… Alla base c’è la curiosità di indagare nelle musiche del mondo, con l’intento di superare la rigidità della musica “colta” e i limiti del rock, passando attraverso quel senso di immediatezza tipica della musica popolare. Non senza una certa dose di ironia e di divertimento, per chi suona e per chi ascolta. Sculture sonore, come dialogo tra visibile e invisibile, musica trasparente, come alabastro. E quindi il giusto viatico per seguire un festival dedicato all’abbattimento dei muri… Con Arlo Bigazzi (basso), Vittorio Catalano (sax, flauti, ciaramella), Marzio Del Testa (percussioni), il Quartetto Euphoria (Suvi Valjus al violino, Marna Fumarola al violino, Hildegard Kuen alla viola, Michela Munari al violoncello) e la partecipazione straordinaria di Antonio Superpippo Gabellini (chitarre acustiche). Suoni e immagini di Azzurra Fragale.
una produzione originale Orientoccidente
GIOBBE COVATTA
in “da Melanina e Varechina a Trenta (come gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)”
Forse è la serata simbolo dei temi di quest’anno, affidata a quel grande anfitrione che è Giobbe Covatta: un recital che attraversa il suo lavoro sul teatro comico e impegnato, una grande occasione per vedere o rivedere la comicità “sociale” degli spettacoli “Melanina e Varechina”, “Seven” e “Trenta”, qui riproposti in una inedita raccolta antologica.
La sua travolgente narrazione si concentra sul difficile rapporto tra il nostro mondo e il continente africano: i vizi (e le poche virtù) dell’Occidente, i suoi muri, e la rivendicazione dei diritti umani per tutti. Sono i “grandi temi” che, con intelligenza il comico napoletano affronta. Ma il dialogare su tematiche tanto serie non è certo a scapito del grande divertimento, dell’irresistibile serie di battute che coinvolge il pubblico per tutto lo spettacolo. Ricordando sempre che la missione dei comici, secondo Giobbe, è proprio quella di divertire il pubblico senza impedirgli di pensare…
Anche per questo Covatta negli anni si è dedicato intensamente a un serio impegno umanitario che lo ha portato dapprima a diventare uno dei testimonial dell’AMREF (Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca) e in seguito a dedicare molto del suo tempo libero ai problemi dell’Africa, fornendo aiuti concreti per portare a termine i progetti della Fondazione.
DIESIS TEATRANGO
in “L’Orchestra della Fiaba”
“…alora questo re s’ammalò e ognun de loro aspettava e su su su… ‘nsomma, con tutte quel’altre cose che s’è detto”. Un viaggio con musica attraverso le novelle popolari del nostro territorio, documenti di narrativa orale già raccolti nella pubblicazione “I sette diavoli e altre fiabe”. Narrazioni vicine alla vita di tutti i giorni e allo stesso tempo fantastiche, come metafora della continua ricerca di felicità. Un linguaggio e una letteratura che hanno radici salde, ma significati universali. Sulla scena, la parola e la musica sono gli elementi con cui si ricostruisce, affabulando, l’immaginario di segni di un passato senza profondità di tempo, insieme vicino e lontanissimo, come vicine e lontanissime sono talvolta le parole e le coloriture verbali. Con Moreno Betti, Piero Chierici, Pier Francesco Bigazzi, Iacopo Cigolini e Arlo Bigazzi (basso, basso a tinozza), Mino Cavallo (chitarre), Alessio Roberto Carrotta (chitarra).
anteprima produzione Orientoccidente/DiesisTeatrango
NADA & MASSIMO ZAMBONI
Nei sentieri della canzone d’autore e delle parole come riflessione, contro tutte quelle noiose barriere che ci costruiamo intorno. Nada (sì, proprio la straordinaria signora Malanima…) e Massimo Zamboni (il co-leader di gruppi storici del post-punk italiano come CCCP e CSI) presentano il loro concerto “L’Apertura” (la parete e l’apertura, appunto!) fatto di brani di entrambi i repertori solisti con alcune perle dei CCCP e CSI cantate dalla magica voce della cantante livornese, “corpo da bambola tenera e sciroccata, sensuale, folle e bambina, bella di vita ormai sbrigliata”. Zamboni invece sul palco “è uno inversamente proporzionale alla densità di quello che suona: se solo potesse, se ne starebbe volentieri dietro le quinte a ordire i suoi incubi e i suoi stupori sonici”. Le canzoni si giovano di rifrazioni sintetiche, di un ululato “interiore” di chitarra, dei ruggiti e degli ologrammi. Interferenze estetiche che ben si sposano con la poetica da “malanima”, traslandola su un piano di allarmante attualità. Con Simone Filippi (batteria) e Luca Rossi (basso) degli Ustmamò.
UNA NOTTE di OTTAVA RIMA
“Improvvisar Cantando… anno quinto”
a cura di Mauro Chechi e dell’Associazione Oggiaotto
Ancora una volta Orientoccidente è orgoglioso di intercettare i componimenti in ottava rima, una delle più rappresentative espressioni dello spirito della cultura contadina toscana, ancora oggi vitali atti di resistenza. Lo fa a Terranuova Bracciolini, una specie di luogo capitale della raccolta, della documentazione e della divulgazione delle tradizioni popolari. Dalle fondamentali ricerche di Dante Priore fino all’attualità del lavoro di riproposta ancora oggi svolto con serietà e passione. Mauro Chechi, poeta, cantastorie e improvvisatore maremmano è fra i fondatori dell’Accademia dell’Ottava che opera allo scopo di divulgare questa antica tradizione. Insieme al Comune di Terranuova ha costituito la Scuola di Improvvisazione Poetica in cui si apprende la tecnica del canto estemporaneo e da cui provengono nuovi e bravi poeti come Lorenzo Michelini, Stefano Cincinelli, Giovanna Sarri, Marco Betti (protagonisti adesso dell’Associazione Oggiaotto).
in collaborazione con la Lega Italiana Poesia Estemporanea e Associazione Oggiaotto
WILLIAM CATANIA
con Maher Draidi
in “Uno sguardo dallo stretto”
Il “comico che fa pensare” torna anche nello spettacolo del siciliano William Catania, un monologo che racconta storie di migranti e di contraddizioni, laddove il muro è semplicemente una striscia di mare. Un divertente personaggio, al di fuori dell’ormai consueto cliché del siciliano scansafatiche, continuamente alla ricerca della modernità, ma ancora alle prese con le tradizioni della sua amata Sicilia e per questo spesso spaesato. I suoi viaggi al Nord, le sue donne, le mode, la spicciola tecnologia di tutti i giorni, visti con l’occhio ingenuo di chi, in modo disarmante e forse senza saperlo, evidenzia il confine labile tra il reale e l’assurdo. William Catania, nato a Gela e toscano d’adozione, è uno degli storici comici del Laboratorio Zelig di Firenze, nel 2004 ha vinto il prestigioso Festival Nazionale del Cabaret di Torino, già attore nella produzione teatral-musicale “Circo Faber” dedicata a Fabrizio De Andrè. Sul palco lo accompagna Maher Draidi, musicista palestinese dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, con i ritmi mediterranei della sua darbouka.
in collaborazione con SOS Arezzo Cabaret
OFFICINA ZOE’
Officina Zoè è uno dei gruppi storici della world music italiana e uno dei volti più noti del movimento di riscoperta della pizzica, la più antica e travolgente forma di ritmo e danza popolare del Salento, l’antichissima tarantella dagli influssi arabi e mediterranei. E’ uno dei gruppi storici della musica del Sud d’Italia e della cultura popolare salentina, la loro presenza nel nostro festival continua il filo tracciato con Antidotum Tarantulae, Bennato, Sparagna e con i Cantori di Carpino: il suono che ci piace, dal nostro profondo Sud e dal profondo dell’anima. Più che un concerto è una cerimonia, l’impatto unico e travolgente della pizzica, delle serenate e delle ninne nanne, i doppi sensi degli stornelli. Tra i diversi modi di interpretare la musica popolare, tra la riproposizione, trasmissione inalterata di quanto si è raccolto sul campo, e la sua innovazione radicale… c’è una via di mezzo, la “tradizione in movimento” di Officina Zoè. Con Cinzia Marzo (voce, flauti, tamburello); Donatello Pisanello (organetto diatonico, chitarra, mandola, armonica a bocca); Lamberto Probo (tamburello, tamborra, percussioni salentine); Rachele Andrioli (voce); Giorgio Doveri (violino, mandola); Luigi Panico (chitarra, mandola, armonica a bocca); Danilo Andrioli (tamburello, tamborra, cupa cupa)
BOBO RONDELLI
Primo marchio di riconoscimento: viene da Livorno, come un luogo dell’anima, una striscia di terra che ha fatto sempre da musa ispiratrice a tutta la sua carriera artistica. Fin dai tempi in cui era leader degli Ottavo Padiglione (reparto di psichiatria dell’ospedale civile della città labronica), band che riscuote un discreto successo anche al di fuori della Toscana, soprattutto grazie ai suoi testi, introspettivi e ironici, un po’ folkloristici ma assolutamente reali. Specchio di una cultura, quella toscana e livornese in particolare, che racchiude un modo di essere, cinico e spassionato. Bobo Rondelli proporrà per Orientoccidente il suo nuovo album “Per amor del cielo”, e saranno musica e forti parole. Nuove canzoni d’autore caratterizzati dall’intimismo di una persona che ha fatto della riflessione uno stile di vita. E’ quello di un geniale e imprevedibile cantautore che di un mondo vivace e plebeo è diventato la voce più autentica, esilarante e commovente. Dimitri Grechi Espinosa (sax); Stefano Lunari (violino); Fabio Marchiori (piano); Filippo Gatti (basso) Simone Padovani (batteria).
ORCHESTRA MULTIETNICA di AREZZO
con RAIZ
Per l’ormai tradizionale appuntamento estivo con il pubblico del capoluogo, l’Orchestra Multietnica di Arezzo si presenta incontrando la grande voce di Raiz, sperimentatore, forte presenza napoletana, già leader di Almamegretta. Un protagonista straordinario e controcorrente nella musica italiana degli ultimi vent’anni che ha recentemente scoperto il fascino millenario della tradizione musicale ebraica, klezmer e yiddish. Da qui l’incontro con Enrico Fink, direttore dell’Orchestra e importante studioso delle proprie radici culturali. Una nuova occasione per l’OMA (esempio realizzato per chiunque voglia superare muri e barriere…), un’ulteriore occasione per conoscere realtà umane e musicali diverse, un nuovo viaggio per un ensemble che da laboratorio sta diventando sempre più una vera realtà musicale (con un cd e un dvd all’attivo e la collaborazione con Cisco Bellotti, battezzata nel 2009 proprio grazie a Orientoccidente).
una produzione originale Orientoccidente
in collaborazione con l’Assessorato alle politiche per l’integrazione del Comune di Arezzo
LIBERA! Contro tutte le mafie
MODENA CITY RAMBLERS, LUCARIELLO, KABILA
E dal Sud arriva anche il grido di ribellione contro uno dei muri più terribili, quello creato dalle mafie. Terranuova (unico comune della nostra provincia dove sono stati confiscati i beni appartenuti a un mafioso affiliato a un clan di Gioa Tauro), accoglierà un eccezionale concerto promosso insieme all’Associazione Libera.
La serata sarà aperta da Kabila, gruppo emergente che ha fatto del suo originale etno-pop l’espressione di mille colori e influenze, lingue e culture diverse. Con Emad Shuman (voce solista, cori); Mirko P. Esse (voce solista, piano, tastiere, cori); Adriano “Nano” Checcacci (percussioni); Cristiano Rossi (chitarre, saz, oud, cor); Giacomo Chiarini (basso).
Sarà la volta poi di Lucariello (ex-Almamegretta), voce libera e cantastorie contemporaneo alle prese con la cruda realtà di quartieri come Scampìa, dove è nato e cresciuto. Il grande pubblico lo conosce soprattutto per la collaborazione con Roberto Saviano e per il brano “Cappotto di legno”, nel quale il rapper napoletano si mette nei panni di un fantomatico killer assoldato dal clan dei Casalesi per uccidere l’autore di “Gomorra”…
Ospiti d’onore Modena City Ramblers, nati nel 1991 come gruppo ispirato dalla musica irlandese, è diventata una delle band italiane più amate: dal “combat folk” (fin dall’inizio suonato con attitudine punk) alle contaminazioni rock, rivendicando sempre la loro identità meticcia, fatta di Irlanda e di Emilia, di racconti della Resistenza, di viaggi e di lotte. Più volte impegnati a fianco di Libera e di don Luigi Ciotti, sono stati fra i protagonisti del tour veicolato attraverso i beni confiscati alle mafie e sparsi sull’intero suolo italico. Con Franco D’Aniello (tin whistle, flauto, sax, tromba); Massimo “Ice” Ghiacci (basso, chitarra); Francesco “Fry” Moneti (chitarra, violino, sax, plettri vari); Davide “Dudu” Moranti (voce, chitarra); Roberto Zeno (percussioni); Leonardo Sgavetti (fisarmonica, tastiere).
in collaborazione con il Coordinamento Valdarno di “LIBERA – Associazioni, Nomi, Numeri contro le mafie”
lo straniero ospitante:
CANTI ERRANTI e le comunità straniere del Valdarno
musiche, balli e cibo delle comunità di stranieri
La Festa del Perdono di Montevarchi, cioè una delle nostre più profonde tradizioni, incontrerà i “nuovi italiani”. Una lunga giornata particolare ed entusiasmante, dedicata alle comunità “straniere” di Montevarchi e del Valdarno. Le genti di Santo Domingo, Albania, Romania, Senegal, India saranno per una volta gli ospitanti. Con balli, musiche e prodotti tipici: è “Lo Straniero Ospitante”, la più giusta chiusura per Orientoccidente, il festival dedicato alle musiche e alle culture migranti. Il gruppo nato proprio all’interno di Orientoccidente, Canti Erranti (con Anna Granata, Sabina Manetti, Founè Dembelè, Enrico Fink, Yacouba Dembelè, Ruben Chaviano Fabian, Vittorio Catalano, Souleymanè Ddembelè II, Mino Cavallo, Massimo Ferri, Arlo Bigazzi, Sekou Dembelè, Marzio Del Testa, Giampiero Bigazzi), si metterà a disposizione delle proposte musicali che verranno dalle comunità, mescolandole con il proprio repertorio di suoni dal mondo.
una produzione originale Orientoccidente
in collaborazione con l’Assessorato alle politiche per l’intercultura e l’integrazione
e con la Caritas Interparrochiale di Montevarchi